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La dilatazione mediatica e spettacolare delle manifestazioni dell’inaugurazione del Canale di Suez (1869) ci portano a riflettere sull’impatto della trasformazione dell’esperienza del viaggio nei decenni centrali dell’Ottocento, anche nel più stretto ambito della formazione e della cultura degli artisti figurativi. La ricchezza delle testimonianze iconiche e dei resoconti dei due tours proposti agli invitati europei da Ismail Pascià, nell’alto Egitto seguendo il percorso del Nilo, e nei territori del Canale, ci permette di ricostruire la complessità di questa ‘messa in scena’ dell’Egitto, che sembra dilatare l’impianto del Parc Egyptienall’Esposizione Universale del 1867.
Il ghiottone errante di Paolo Monelli, pubblicato nel 1935, rappresenta uno dei primi esempi di narrativa di viaggio in tema di enogastronomia, un genere destinato a grande successo nel secondo dopoguerra. In questo articolo, oltre a ripercorrere la vicenda biografica di Monelli, si sottolineano le relazioni tra Il ghiottone e la cultura gastronomica del regime fascista, e si evidenziano alcuni tratti caratteristici del suo stile di scrittura.
La dimensione del viaggio in zone altre del mondo acquistò particolare intensità per le compagnie teatrali occidentali degli anni Sessanta e Settanta: qui si ricostruisce in dettaglio uno di questi percorsi, il nomadismo dell’ensemble di Peter Brook in Africa, in Medio Oriente e nelle Americhe, discutendone le valenze in termini di ricerca teatrale e drammaturgica. Si interroga in particolare l’uso della epopea sufi di Farid od-Din ‘Attar come testo-incontro, atto a favorire la costruzione di comuni immaginari simbolici con vari pubblici e a sviluppare originali forme di training attorico.
L’articolo si propone di indagare il ruolo assunto dalla tematica del viaggio nei lavori di Franco Vaccari della prima metà degli anni ’70 e il modo in cui essa è stata declinata in relazione alla sua indagine sul linguaggio fotografico e sul ruolo dell’autorialità, prendendo in analisi tre casi di studio specifici: Seconda Esposizione in tempo reale: Viaggio + Rito del 1971; 700 km di esposizione Modena-Graz del 1972 e Esposizione in tempo reale n. 8: Omaggio all’Ariosto del 1974.
Per il progetto Untitled and Unfinished (Afghanistan) l’artista Jonathan Monk ha organizzato una spedizione in Afghanistan, presso i laghi di Band-E-Amir, sulle cui acque Alighiero Boetti avrebbe voluto che le sue ceneri venissero disperse dopo la morte. Questo articolo si propone di ricostruire il progetto dietro l’operazione artistica, contestualizzandolo nel dibattito contemporaneo attorno alle riletture dell’Afghanistan di Alighiero Boetti.
Nel contributo si analizzano gli strumenti del disegnatore in viaggio per individuare come gli elementi che condizionano tempi e modi di realizzazione portino gli autori a scegliere modalità espressive nel rispetto delle differenti finalità: dal disegno del carnet de voyage, alla Camera obscura, alla fotografia digitale, dall’800 ad oggi.
L’articolo intende dimostrare il ruolo centrale che Il grido ha nell’evoluzione stilistica del cinema di Antonioni. La prima parte si sofferma sul tema del viaggio di Aldo che si lega saldamente ad una destrutturazione del paesaggio tale da impedire ai personaggi e allo spettatore di orientarsi al suo interno. Il tema dell’indebolimento della visione, dello sguardo sia dei personaggi che dello spettatore viene poi, nella seconda parte, analizzato sistematicamente con riferimento ad alcune sequenze del film.
Nella seconda metà del XVI secolo in Italia e in Europa si diffonde una particolare interpretazione della ritrattistica, definibile internazionale e di corte, in cui la persona rappresentata, in una messa in posa rigidamente aulica e stereotipata, si sottrae a una condizione temporale e diventa una sorta di stemma o emblema del ritratto. In questo articolo prenderemo in esame l’attività di un pittore studiato per primo da Federico Zeri la cui attività non doveva escludere, operando una sorta di traduzione semplificata, l’esercizio della copia.
Il contributo ricostruisce il ‘viaggio’ di Pietro Giacomo Palmieri, nato a Bologna nel 1737, trasferitosi a Parma, dove è nominato professore di disegno in Accademia per l’anno 1771, quindi partito per Parigi, dove si trattiene fino al 1778, fino alla scelta di stabilirsi definitivamente a Torino, dopo aver viaggiato in vari paesi europei. Si tratta di un viaggio in senso spaziale, ma lo è anche in termini culturali in quanto induce l’artista a coltivare un gusto per lo scambio delle tecniche e per il pastiche, che guarda in particolare alla tradizione artistica seicentesca.
Il contributo ricostruisce ‘il viaggio’ della dagherrotipia negli Stati Uniti a partire dall’articolo di Samuel Morse sull’Observer (20 aprile 1839), con cui l’inventore del telegrafo racconta il suo incontro con i primi dagherrotipi nel corso del suo ‘viaggio’ a Parigi, per proseguire con una analisi della diffusione degli scritti e della attività del fotografo francese in nord America.
A Venezia (Biblioteca Casa di Carlo Goldoni) sono conservate due importanti traduzioni russe de La locandiera realizzate tra fine XIX-inizio XX secolo, che rappresentano metaforicamente due viaggi di Mirandolina in Russia, in compagnia di un numero differente di ospiti.
Questo contributo offre una riflessione sulla fortuna de La locandiera in Russia considerando la sua importanza per le attrici di fine XIX-inizio XX secolo, le difficoltà di traduzione e le varianti di rappresentazione; in appendice, è presentato un confronto tra le due traduzioni russe e l’originale goldoniano.
Il presente contributo analizza la diffusione di alcuni modelli compositivi elaborati a Roma entro la metà del Seicento nella scultura lombarda del XVII e XVIII secolo. Gli esempi proposti appartengono al circuito di scultori gravitanti intorno allo studio di Ercole Ferrata, le cui opere ebbero larga diffusione presso le generazioni successive grazie ai lasciti a accademie e allievi. In particolare il gruppo di statue lignee oggi al Museo Diocesano di Scaria Intelvi offre la possibilità di verificare i termini di questa diffusione.
Si propone una analisi del contesto culturale dell’Albania socialista e delle ricerche artistiche indirizzate verso uno stile nazionale: il realismo socialista. L’analisi non prescinde da una valutazione dei percorsi di alcuni artisti che hanno dato spazio ad una ricerca più ampia e variegata. A tal proposito si sottolineano le esperienze internazionali che alcuni hanno avuto modo di compiere negli altri paesi socialisti, oltre ai rapporti culturali con l’Italia, nel periodo tra le due guerre mondiali, in quanto hanno segnato profondamente il panorama artistico albanese degli decenni successivi.
Francesca Zanella Che significato ha, e quali strumenti richiede, creare un museo/archivio come luogo d’indagine storico-critica, un museo che individua come campo d’indagine un tema specifico come quello del “non realizzato” nelle pratiche artistiche contemporanee?...
Gaia Clotilde Chernetich Il dossier Gli archivi del corpo si iscrive in un percorso di ricerca e di scambio accademico articolato e ampio che, a partire dagli studi sulla danza, rintraccia i collegamenti che quest’ultima intesse con i temi dei memory studies e con le...
Nicola Catelli, Luca Di Sabatino, Paolo Rinoldi La miscellanea Disïata parola, imagine divina. Parma per Dante 2019-2021 raccoglie e mette a disposizione di un più ampio pubblico alcuni degli interventi presentati nei primi due cicli di conferenze della rassegna Parma...
Elisabetta Modena, Valentina Rossi e Marco Scotti Gli atti pubblicati in questo numero contengono i contributi proposti o maturati nell'ambito del convegno The lockdown of the projects a cura di Elisabetta Modena, Valentina Rossi, Marco Scotti e Anna Zinelli, e...
di Alberto Salarelli Il nuovo numero di Ricerche di S/Confine che queste poche righe hanno lo scopo di introdurre, tratta di un tema quanto mai attuale non solo negli ambiti di studio più frequentemente percorsi dalla nostra rivista ma, in generale, per tutto quanto...
«...La chair est triste, hélas! et j’ai lu tous les livres. Fuir! là-bas fuir!». (S. Mallarmé, Brise marine) Il quarto numero della rivista “Ricerche di S/Confine” è dedicato al tema del Viaggio; viaggio allegorico naturalmente, da intendersi nel senso etimologico...
Franco Acquaviva - Roberta Gandolfi Questo dossier è figlio di un appuntamento che il Teatro delle Selve ha promosso e organizzato con cadenza annuale, nel 2010, 2011 e 2012, sotto l'ala di un festival sui generis come Teatri Andanti, sulle sponde del lago d’Orta, in...
di Luigi Allegri Siamo al terzo numero della rivista. E il punto di partenza, lo sguardo con cui osservare la cultura e il mondo ci porta ancora a parlare di spazi. Spazi fisici, architettonici, geografici, ma anche spazi mentali e simbolici, spazi dell'istituzione e...
Muri come Elemento architettonico (superfici, supporti, strutture) Confine reale e metaforico (culture, ideologie, simboli, geografie) Dispositivo di controllo, di separazione, di razionalizzazione Iconografie, racconti, rappresentazioni Queste le parole chiave...
di Luigi Allegri Un'altra rivista? Sì, un'altra rivista. Non perché manchino gli spazi per la pubblicazione dei propri lavori, ma proprio perché tanti e forse troppi ce ne sono. Spazi che a noi sembrano spesso non adeguati, per varie ragioni. Perché luoghi di...