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Il teatro come pratica che crea luoghi: il co-fondatore del Teatro delle Selve, attivo ad Ameno (NO), sul Lago d’Orta, racconta la poetica del teatro in ambiente naturale agita dalla sua compagnia, le radici teatrali e le suggestioni saggistiche e narrative che l’hanno segnata, tra poesia e pensiero ecologista, tra geofilosofia e sensibilità apocalittiche.
La regista di O Thiasos Teatro Natura offre in queste pagine una meditata ricognizione critica delle camminate teatrali nel paesaggio, forma principe del training attorico della compagnia. Il camminare come modo di riscoprire, attraversandolo, uno spazio scenico originario, diviene nella pratica concreta uno snodarsi di tempo e spazio in cui aprire la presenza umana, fatta di corpo e memoria, al cospetto degli altri esseri viventi e così cominciare a vivere in un mondo nuovo.
Questo scritto evoca il percorso trentennale della compagnia teatrale Piccolo Parallelo, attiva in Nord Italia nella cittadina di Romanengo (CR); interroga e ricostruisce, in particolare, la vocazione ad agire e abitare i territori (di pianura, la provincia di Cremona, e di montagna, una valle dolomitica) tramite rassegne e festival teatrali, e a esplorare performativamente il fiume e la valle dell’Oglio.
Negli anni Novanta i fondatori del Teatro delle Ariette abbandonarono le piazze e i palcoscenici bolognesi per ritirarsi sulle colline intorno a Bazzano (BO). Qui raccontano la loro rinascita teatrale sotto il segno della ritualità e della convivialità, ispirata all’autobiografismo ma anche ai tempi della cultura contadina; una pratica artistica volutamente estranea alla società di massa che crea di volte in volta piccole comunità partecipi, come nella rassegna A teatro nelle Case.
Alternando racconto e riflessione, Giuliano Scabia traccia un percorso che abbraccia tutta l’attività del suo Teatro Vagante, dalle azioni nelle scuole degli inizi degli anni ’70 al lavoro all’Università di Bologna, organica continuazione di quei primi esperimenti. L’azione pedagogica si intreccia con la vita e le sue relazioni, e la scrittura viene ogni volta messa alla prova nelle circostanze date – siano esse una scuola, un paese tra gli Appennini, il quartiere di una grande città, un bosco, un cammino – alla ricerca di una “poesia dello slancio vitale”.
Lorenza Zambon, attrice-giardiniera, ha ideato negli anni una serie di a-solo di timbro autobiografico, accompagnati da musica dal vivo, che entrano nel cuore della sua relazione all’alterità del vivente. Queste pagine offrono un montaggio di frammenti drammatici tratti dai suoi testi teatrali.
Il saggio mette in prospettiva le ricerche dei teatri negli ambienti naturali rispetto alla sperimentazione performativa contemporanea tout-court. Inizialmente si interrogano le diversificate strategie dell’azione teatrale odierna rispetto all’endiadi città e campagna; poi si mettono a fuoco i dispositivi e i modi di operare che sottendono alle estetiche di tali ricerche teatrali, volte alla dilatazione percettiva del vivente.
Il saggio propone di avvicinare le pratiche odierne di teatro nella natura all’analisi degli elementi tipici del rito-spettacolo fatta da Paolo Toschi nel suo classico Le origini del teatro italiano: pare possibile individuare, nelle forme di teatralità in contesto rurale e negli spazi aperti, modi di operare di lunga durata (la processione, il canto, la narrazione, la danza, la ritualità), pur nella radicale differenza e nello scarto che allontanano la ricerca teatrale contemporanea dalla tradizione performativa popolare.
Il contributo intende mettere a fuoco l’intento creativo de Die Klage der Kaiserin (Il lamento dell’imperatrice, 1989) l’unica opera cinematografica realizzata da Pina Bausch e dal Tanztheater Wuppertal, girata prevalentemente in esterni. Si ricostruisce come i danzatori vadano ad investire la città di Wuppertal con la loro poetica e le loro figure sceniche; le loro azioni si connotano di un effetto illogico e straniante perché agite per lo più in contrasto con i luoghi, con il tempo, con la musica. Gli ambienti rurali e urbani sono modificati e investiti di senso drammaturgico, ma a sua volta incidono sul paesaggio interiore dei personaggi che vi si trovano immersi e, spesso, ‘persi’.
Questo intervento conduce brevemente, per balzi e illuminazioni fugaci, dentro un paesaggio dove poesia, voce, camminare, trasferimento trovano una collusione. Con connessioni di tipo interdisciplinare e passaggi personali e intimi, l’autrice argomenta che la poesia è un fare del corpo, nel corpo radicato, che ci porta verso territori inesplorati.
L’autore, manager culturale del Parco Nord (Milano), considera come un parco non sia solo un “fatto ambientale”, ma anche un “fatto culturale”. Le sue caratteristiche storiche e territoriali possono diventare le opportunità su cui orientare e progettare attività di animazione e di fruizione per rinforzare l’identità del parco: l’arte e le pratiche creative site-specific possono giocare in questo senso una parte importante.
Il saggio propone un’analisi filosofica dei termini locale, globale e paesaggio e della loro relazione, per evitare le nostalgie localistiche così come le strenue difese della globalizzazione, e riflette su cosa significhi parlare di paesaggio nella nostra contemporaneità.
Da un punto di vista estetico ripensare il rapporto tra teatro e paesaggio significa chiedersi quale rapporto si instaura tra azione teatrale e natura; da quale esperienza estetica questa azione parte e a quale esperienza fruitiva può portare. Immergersi nella natura secondo l’unità di sentire e movimento comporta la formazione dello spazio e dunque la nascita di un teatro paesaggistico e a un tempo di un paesaggio teatrale. Attraversare il paesaggio significa superare un orientamento lineare e continuo in favore di un procedere simile alla danza, che forma ritmicamente lo stesso spazio di paesaggio.
Il teatro si svolge nella concreta dimensione territoriale. Il legame fra il teatro e i luoghi viene qui declinato attraverso riflessioni relative alla localizzazione, alla dialettica spazi chiusi/spazi aperti, al rapporto fra dimensione spaziale e dimensione temporale; si propongono alcuni spunti dedicati al rapporto che il teatro intrattiene con la dimensione paesaggistica e alle potenziali valenze di educazione territoriale che le pratiche teatrali possono offrire.
Francesca Zanella Che significato ha, e quali strumenti richiede, creare un museo/archivio come luogo d’indagine storico-critica, un museo che individua come campo d’indagine un tema specifico come quello del “non realizzato” nelle pratiche artistiche contemporanee?...
Gaia Clotilde Chernetich Il dossier Gli archivi del corpo si iscrive in un percorso di ricerca e di scambio accademico articolato e ampio che, a partire dagli studi sulla danza, rintraccia i collegamenti che quest’ultima intesse con i temi dei memory studies e con le...
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Elisabetta Modena, Valentina Rossi e Marco Scotti Gli atti pubblicati in questo numero contengono i contributi proposti o maturati nell'ambito del convegno The lockdown of the projects a cura di Elisabetta Modena, Valentina Rossi, Marco Scotti e Anna Zinelli, e...
di Alberto Salarelli Il nuovo numero di Ricerche di S/Confine che queste poche righe hanno lo scopo di introdurre, tratta di un tema quanto mai attuale non solo negli ambiti di studio più frequentemente percorsi dalla nostra rivista ma, in generale, per tutto quanto...
«...La chair est triste, hélas! et j’ai lu tous les livres. Fuir! là-bas fuir!». (S. Mallarmé, Brise marine) Il quarto numero della rivista “Ricerche di S/Confine” è dedicato al tema del Viaggio; viaggio allegorico naturalmente, da intendersi nel senso etimologico...
Franco Acquaviva - Roberta Gandolfi Questo dossier è figlio di un appuntamento che il Teatro delle Selve ha promosso e organizzato con cadenza annuale, nel 2010, 2011 e 2012, sotto l'ala di un festival sui generis come Teatri Andanti, sulle sponde del lago d’Orta, in...
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Muri come Elemento architettonico (superfici, supporti, strutture) Confine reale e metaforico (culture, ideologie, simboli, geografie) Dispositivo di controllo, di separazione, di razionalizzazione Iconografie, racconti, rappresentazioni Queste le parole chiave...
di Luigi Allegri Un'altra rivista? Sì, un'altra rivista. Non perché manchino gli spazi per la pubblicazione dei propri lavori, ma proprio perché tanti e forse troppi ce ne sono. Spazi che a noi sembrano spesso non adeguati, per varie ragioni. Perché luoghi di...