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Il saggio è incentrato sull’influenza che Dante ha esercitato nell’opera di Pasolini (soprattutto in opere come La Mortaccia, La divina Mimesis), non con l’intento di esaurire un tema vastissimo, ma per esplicitare alcune ipotesi di ricerca che hanno costituito i fondamenti teorici dello spettacolo Una commedia divina: Dante/Pasolini, andato in scena a Monaco nel 2019 per la regia di Antonio Latella.
Dalla fine degli anni Cinquanta, personaggi e ambienti dell’Inferno di Dante iniziano a essere rappresentati in modi via via meno espliciti rispetto ai primi decenni del secolo. In questa prospettiva, il saggio analizza alcuni riferimenti danteschi contenuti in due visionari film degli anni Sessanta: Inauguration of the Pleasure Dome di Kenneth Anger e il Fellini-Satyricon.
La miniserie A TV Dante – Cantos I-VIII (1989), co-diretta da Peter Greenaway, è una rimediazione televisiva dei primi otto canti dell’Inferno. Il saggio analizza l’interazione fra le diverse componenti presenti a schermo, in un layout ipertestuale che coniuga oralità, testo scritto, immagini documentarie e inedite, colonna sonora e pop-up boxes extra-diegetiche.
Il saggio si concentra sulla figura storica e letteraria del parmigiano Asdente, fugace comparsa nel XX canto dell’Inferno, alla luce non solo del testo dantesco, ma anche dell’unica altra fonte che ne parla, vale a dire la Cronica latina del francescano (e parmigiano) Salimbene de Adam.
Nella letteratura parmense dell’Ottocento, la fortuna di Dante incontra gli sviluppi del mesmerismo e dello spiritismo. Approfondendo questa relazione, il saggio offre una ricognizione su due poemi che intrecciano influssi danteschi e scienze occulte: La luce eterea di Jacopo Sanvitale e Due canti sulle corporali esistenze dello spirito che fu nell’ultima Dante Allighieridi Francesco Scaramuzza.
L’articolo propone una lettura dell’illustrazione di Gerione (Inf.XVII) realizzata dal pittore e letterato parmense Francesco Scaramuzza (1803-1886), autore di una delle più consistenti e minuziose visualizzazioni della Commedia di Dante.
Verdi, nonostante il culto personale per Dante, ha messo in musica solo tre testi religiosi considerati allora di paternità dantesca. In tutte e tre le circostanze, l’espressività raccolta e la propensione a un sublime consono alla poesia dantesca vengono tradotti in un aggiornamento dello stile polifonico rinascimentale di Pierluigi da Palestrina.
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